Donne e Risorgimento

Donne e Risorgimento

dal 01 mar 2024 al 30 apr 2024
Museo del Risorgimento

Il Museo del Risorgimento valorizza le  figure femminili del percorso espositivo pemanente proponendo delle descrizioni partecipate realizzate da studenti e studentesse del Liceo delle Scienze Umane Vilfredo Federico Pareto di Milano.

LE DONNE DEL MUSEO DEL RISORGIMENTO
 

Il Museo del Risorgimento, grazie ad un progetto di alternanza scuola lavoro con il Liceo delle Scienze Umane V.F. Pareto, propone delle didascalie scritte direttamente da studentesse e studenti in corso per evidenziare alcune importantissime figure femminili che si possono incontrare nel percorso museale.

Questa è solo una delle iniziative che il nostro istituto proporrà su questo tema, al quale è in parte dedicato anche il nuovo quaderno delle Civiche Raccolte Storiche di prossima pubblicazione, oltre ad una serie di visite e conferenze due vetrine temporanee allestite: una con lettere di Cristina Trivulzio di Belgiojoso e una con lettere e documenti relativi alla vicenda di Teresa Casati.

Di seguito potete leggere le didascalie partecipate a cura degli studenti e delle studentesse dell’alternanza scuola lavoro del Liceo delle Scienze Umane V.F. Pareto.

COSTANZA TROTTI BENTIVOGLIO
Costanza Trotti Bentivoglio nacque a Vienna da Lorenzo Trotti Bentivoglio e da Maria di Schaffgotschen il 21 giugno 1800. A 18 anni sposò suo cugino Giuseppe Arconati Viscontii, erede di un immenso patrimonio agricolo e immobiliare. Nel 1821 Giuseppe partecipò ad un fallito tentativo rivoluzionario  antiaustriaco e riuscì a sottrarsi all'arresto rifugiandosi all’estero con Costanza e con il figlio Carlo. Costanza vegliava sulla debole salute del marito e sull’educazione del figlio ma soprattutto, a partire dal 1822, iniziò ad accogliere nel castello di Gaasbeek, in Belgio, ove la famiglia si era rifugiata, esuli politici, patrioti risorgimentali e i più celebri intellettuali del suo tempo.
Nel 1832 Costanza e Margherita, sua sorella, fecero un viaggio nel Canton Ticino, dove Margherita conobbe il suo futuro marito Giacinto Provana di Collegno che partecipò ai moti del 1821 in Piemonte. Le due sorelle nel 1834 si trasferirono nuovamente in Belgio. Nel 1839 a Bordeaux il figlio Carlo morì e poco dopo Costanza diede alla luce un altro figlio, Giammartino. Rientrata in Italia, Costanza ebbe un ruolo attivo nel quarantotto milanese, schierandosi in particolare per l’immediata unione della Lombardia al Piemonte sotto il comando di Carlo Alberto. Trasferitasi in Piemonte animò l’ennesimo circolo di intellettuali, sempre impegnata nella cura della salute del marito e del figlio. Morì nel 1871 a Vienna, città nella quale era nata. In questa sala si può ammirare uno ritratto ovale che rappresenta la giovane Costanza elegante ed in posa.

"Io penso che Costanza sia stata coraggiosa perchè non si lasciò imprigionare dalle aspettative imposte alle donne in una società dominata dagli uomini" (Elisa).
 

ANA MARIA DE JESUS RIBERIO DA SILVA (ANITA GARIBALDI)
Ana Maria De Jesus Riberio da Silva (1821 - 1849), conosciuta come Anita Garibaldi, è stata una donna che nel corso della sua vita ha dimostrato grande coraggio e intelligenza. Nacque a Morrinhos, in Brasile il 30 agosto e a 14 anni fu costretta a sposarsi con un uomo violento ma il matrimonio durò pochi anni. Era il 1839 quando incontrò Giuseppe Garibaldi arrivato in Brasile per costituire la Repubblica Juliana. I due si innamorarono immediatamente e combatterono fin da subito fianco fianco.  Si sposarono il 26 marzo 1842, dopo aver avuto il primo di quattro figli. Quando arrivò per Garibaldi il momento di tornare in Italia decise di andare con lui, precendolo nella lunga travesata oceanica. A dimostrazione del suo grande coraggio, Anita seguì Garibaldi nelle sue imprese: la loro è stata una vita piena di rischi e dedita alle battaglie per l’indipendenza di vari popoli.
Nel 1849, quando la Repubblica Romana era ai suoi ultimi giorni, Anita, incinta di quattro mesi, decise di raggiungere Garibaldi, che si trovava a Roma, per combattere al suo fianco. In quell’occasione Anita si ammalò di malaria e raggiunta la fattoria dei conti Guiccioli, presso Madriole tra le paludi di Ravenna, morì tra le braccia di Garibaldi. È stata raffigurata spesso a cavallo a testimonianza della sua grande passione per i cavalli, sapeva infatti cavalcare con grande destrezza. In questa sala sono presenti il ritratto di Anita e il quadro di Bouvier, che la rappresenta durante i suoi ultimi attimi di vita mentre viene trasportata alla fattoria dei conti Guiccioli da Garibaldi e il maggiore Leggero.

“Anita ha dedicato la sua vita alla libertà, è stata una donna dalla forte personalità e coraggio. Ha combattuto al fianco di grandi uomini dimostrandosi al loro pari. Secondo me nelle scuole andrebbe ricordata.” (Aline).


ROSE (ROSALIA) MONTMASSON
Rose Montmasson fu l’unica donna a partecipare alla spedizione dei Mille, distinguendosi per i suoi atti di eroismo; la sua vita fu così segnata da tale importante episodio che è oggi ricordata come Rosalia, nome che le venne dato dai siciliani in occasione della sua partecipazione attiva alla spedizione e che è riportato anche sulla sua lapide. Rosalia nacque in Savoia il 12 gennaio 1823 da una famiglia di coltivatori; all’età di 15 anni, alla morte della madre, emancipandosi dalla potestà del padre, si trasferì a Marsiglia dove incontrò Francesco Crispi, suo futuro marito. 
Trasferitasi a Malta con Francesco, Rosalia entrò in contatto per la prima volta con gli ideali risorgimentali che la accompagnarono per tutta la vita e, una volta spostatisi a Londra, iniziò per la coppia un intenso periodo di attività cospirativa. Rosalia collaborò a molte missioni segrete prodigandosi per la causa risorgimentale: trasportò armi che nascose sotto i vestiti o in grandi panieri di frutta e verdura e consegnò importanti messaggi insurrezionali creando un ponte tra Messina, Malta e Genova.  
Nel 1860, nonostante l’opposizione del marito e le reticenze di Garibaldi, riuscì a partecipare alla Spedizione dei Mille:  fu, così, l'unica donna a partire da Quarto la sera del 5 maggio 1860, anche se in Sicilia, in alcune occasioni di battaglie, furono presenti altre donne. Rosalia si occupò soprattutto di soccorrere i feriti durante le battaglie; il suo intervento, particolarmente significativo nella battaglia di Calatafimi, le guadagnò l'appellativo di “Angelo di Calatafimi". Nel 1874 Francesco Crispi, innamoratosi di un'altra donna, annullò il matrimonio e cacciò Rosalia di casa.  Morì a Roma il 19 novembre 1904 a 81 anni e venne sepolta, come sua richiesta, con la camicia rossa. Il ritratto fotografico di Rosalia, in formato carte de visite, venne inserito dal fotografo Alessandro Pavia nell'Album dei Mille, qui esposto: è nella pagina di sinistra, la terza nella fila superiore. 

"Rosalia ha dimostrato di essere una donna dal grande coraggio offrendosi di partecipare alla Spedizione dei Mille, come unica donna tra uomini. È stata, però, per molti anni dimenticata a causa dell’azione di revisione del Diario della Spedizione dei Mille da parte del marito. Per me invece, è stata una donna dal grande valore che va ricordata" (Rita). 
 

GIUDITTA TAVANI ARQUATI
Giuditta Tavani Arquati fu simbolo e anima dei movimenti rivoluzionari e di indipendenza, in particolare per la città di Roma, dove nacque il 30 aprile 1830 a Trastevere e morì il 22 ottobre 1867. Descritta come una donna risoluta e forte d'animo, era in egual misura gentile, generosa e solidale.
Figlia di Giustino Tavani e Adelaide Mambor, due figure attive politicamente che diedero a Giuditta una ferrea educazione incentrata su ideali laici e repubblicani che non la abbandoneranno mai e che condividerà anche col marito Francesco Arquati, sposato all'età di 14 nel 22 luglio del 1844. Giuditta prese parte a molte battaglie insieme al marito; donna di grande carisma, sapeva bene come attirare nuove reclute ed animare gli animi.
Nel 1849 partecipò alla difesa della repubblica romana; in seguito si unì a Garibaldi per difendere la Repubblica di san Marco, passando infine in Romagna. L'ultimo grande atto insurrezionalista a cui Giuditta partecipò fu quello del 22 ottobre del 1867 a Roma; l'obbiettivo dei cospiratori, guidati da Garibaldi, era quello di creare disordine in tutta la citta, indebolendo momentaneamente le forze degli Zuavi pontifici per poter così permettere una insurrezione popolare. Il moto fallì e i cospiratori, costretti a ritirarsi, si rifugeranno in uno dei centri della rivolta, il lanificio di proprietà di Guilio Ajani a Trastevere; il 25 ottobre 1867 un gruppo ben assortito di zuavi e poliziotti, inizia uno scontro armato che durerà diverse ore; Giuditta, incinta del decimo figlio, verrà ferita ed uccisa infine insieme al marito e al figlio Antonio di dodici anni, come ricorda il dipinto il dipinto di Carlo Ademollo che si può ammirare in questa sala, divenendo una figura simbolica della guerra di liberazione, legata soprattutto a Roma e a Trastevere.

"questa è una donna della quale è importante ricordarsi per il simbolo che essa rappresenta, un simbolo di tenacia. E' morta per la libertà ed per questo noi la ricordiamo così libera" (Francesco)

 

Gallery