MuseoCity2024 - Mondi a Milano

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Lo Studio Museo Francesco Messina dal 1 al 5 marzo partecipa a Milano MuseoCity 2024 con l’attività online “Francesco Messina e la critica: un itinerario europeo” disponibile sul sito e sui canali social del museo e sul canale YouTube di MuseoCity.

Il tema di quest’anno è Mondi Milano, iniziativa che mette in risalto l’apertura verso l’esterno e verso l’altro della città, sensibile ai nuovi stimoli culturali e crocevia di persone e artisti che hanno trovato in Milano l’ambiente ideale per creare ed esprimersi. 

Francesco Messina e la critica: un itinerario europeo

“Messina n’à pas triché avec la nature”, “Messina non ha barato con la natura” ha scritto Germain Bazin nella sua monografia dedicata all’artista del 1966.
Bazin, storico dell’arte francese, a lungo conservatore e poi direttore del Museo del Louvre, è una delle voci che, nel corso del Novecento, da oltralpe, hanno dedicato scritti e riflessioni all’opera di Francesco Messina. 
In attesa della riapertura dello Studio Museo, un itinerario conduce alla scoperta di Francesco Messina attraverso le parole di alcuni critici europei: da Jean Cocteau a Germain Bazin, da Hans Sedlmayr a Erich Steingräber.
Queste voci confermano e sostengono il successo di Francesco Messina che, a partire dagli anni Venti del secolo scorso, da Milano, si impone sulla scena artistica nazionale e internazionale grazie alla partecipazione a importanti mostre, come la Biennale di Venezia, alle numerose commissioni pubbliche e private e all’oculata politica di donazioni a grandi musei italiani e stranieri: dai Musei Vaticani alla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, dal Puškin all’Ermitage, dalla Bayerische Sammlung di Monaco all’Albertina di Vienna, dagli Uffizi al Bargello, fino alla fondazione dello Studio Museo milanese.

Nel corso degli anni anche altri critici e storici hanno descritto il lavoro di Francesco Messina.

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Germain Bazin: “Messina non ha barato con la natura. Per chi metta da parte quanto vi è di occasionale nella sua arte (ritratti e commissioni di carattere religioso) per non considerare che i propositi, la linea della sua evoluzione è netta e la sua posizione è schietta. Il lento sviluppo dell’arte sua è avvenuto allo stesso modo dei grandi scultori del passato, partendo dall’osservazione, e avendo per guida gli insegnamenti della tradizione. Come hanno agito gli artisti in ogni epoca, tra i quali lo stesso Picasso, l’opera loro è una storia dell’arte ridotta in pezzi. L’arte è un susseguirsi di forme in una catena senza fine; anche quando si oppongono a distanza, esse stanno tutte in piedi: da Poussin si passa a Picasso attraverso Cézanne intermediario. Del resto, è falso che l’arte non debba più trovar fondamento nella natura; per non voler imitare la natura, gli artisti moderni imitano tutto: ingranaggi, ferraglia, pezzi di spago, ciò che contiene un secchio d’immondizie, chincaglieria, materiali grezzi. […] però, nonostante tutte le metamorfosi, v’è un’altra realtà che rimane costante: la natura umana. Tentar di ridurre quel “quantum” d’inumano che si è introdotto nell’arte d’oggi, e l’arte figurativa non ne manca meno dell’altra, davvero non sarebbe uno sforzo originale? Per virtù propria, fisica in certo modo, la scultura offre una promessa per tale ricerca più della pittura. Francesco Messina ne ha mostrato la via.”

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Hans Sedlmayr: “Qui riemerge di colpo la vera arte plastica, e con essa l’integrità del corpo e del volto umano. Ma non si tratta di forzato ripristino dei Greci o del Rinascimento, o anche soltanto di Rodin o Maillol; questa scultura nasce per forza propria. È una scultura che mette in moto energie creatrici le quali sembravano del tutto morte. Queste forze penetrano le superfici irrigidite e si coagulano in figurazioni nuove. Sono forme e figure che somigliano alle opere di grandi epoche della scultura, non perché abbiano recuperato una tradizione perduta – la tradizione non sopporta interruzioni – ma perché nascono dagli stessi “fondi” di quelle. L’opera di Messina è emersa dal freddo oceano dell’astrattismo moderno. Essa è senza dubbio arte, arte in senso antico e immutabile. Uno dei più sensibili scritto moderni, Jean Cocteau, lo ha visto, e lo ha formulato con vigore poetico, parlando di Messina. Ma questa scultura è d’altra parte arte “moderna”, una forma rara e insolita di arte moderna, così come, per altri aspetti, è moderno il surrealismo, malgrado la sua tecnica pittorica antiquata. Parlare a questo proposito di arte fuori moda, è insensato. Era forse fuori moda Maillol soltanto perché non concordava coi Fauves e coi Nabis? Messina può essere chiamato conservatore soltanto se intendiamo il conservatore non come colui che è attaccato alla realtà di ieri, ma come colui che vive di ciò che sempre è. Con le sue opere migliori l’arte di Messina raggiunge il più lato livello nell’ambito dell’arte europea. Inoltre l’opera di Messina dimostra che lo spirito dei tempi, come le stelle, “inclinat sed non necessitat”.

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Erich Steingräber: “In questa tradizione specificamente “umanistica” si inseriscono anche le opere in creta o gesso di Francesco Messina, perché l’umanesimo postula principalmente la supremazia dell’uomo sopra tutte le cose e la precedenza dei valori spirituali dinanzi a quelli materiali. È vero che oggi esistono ancora parecchi fanatici “progressisti” che conoscono soltanto una via avanguardistica a senso unico nello sviluppo artistico, e per i quali i concetti del valore dell’umanesimo tramandati dall’antichità sono soltanto sintomi di sentimenti reazionari. Trattasi invece di “valori fondamentali”, ancorati sino ad oggi esplicitamente nelle costituzioni di tutti gli Stati democratici. 
Francesco Messina si professa totalmente per questi valori. […] Le immagini umane del Messina non sono soggetti conformisti, “funzionanti”, bensì “personaggi” di un mondo spirituale, che traggono la loro dignità direttamente dalle qualità dello spirito. […] L’umanesimo figurativo di Francesco Messina non si limita mai a una dipendenza accademica. Egli non ricerca le norme del passato, bensì lo specchio del proprio destino. Le sue creature sono pertanto sensibili e “problematiche” come l’uomo moderno. Il “Rinascimento” di Messina corrisponde alla nostalgia della nostra società, profondamente oppressa dalle pesanti incertezze del nostro progresso. La sua opera non nasce da una debolezza conservatrice, bensì da quell’alterigia specificamente italo-meridionale che viene sorretta da un’antica e mirabile tradizione artistica.”

BIBLIOGRAFIA

André Salmon, Francesco Messina, Parigi-Milano, 1936
Jean Cocteau, Francesco Messina, Milano, Amilcare Pizzi, 1959 
Germain Bazin, Francesco Messina, Milano, Fabbri Editori, 1966 
Hans Sedlmayr, Francesco Messina, New York, Shorewood, 1978
Erich Steingräber, Francesco Messina. Terrecotte e gessi policromi, Torino, Edialbra, 1983