Storia

ll Museo di Storia Naturale è il più antico museo civico milanese ed è oggi il centro delle attività del Giardino delle Scienze, che comprende due grandi laboratori didattici - Paleolab e Biolab - e il Civico Planetario Ulrico Hoepli. Fondato nel 1838 con la donazione delle collezioni naturalistiche di Giuseppe De Cristoforis e Giorgio Jan, è la prima architettura museale italiana, costruito tra il 1892 e il 1907 su progetto dell’architetto Giovanni Ceruti e ispirato ai grandi musei naturalistici europei della seconda metà dell’Ottocento. 
 

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L’OTTOCENTO

Il 7 maggio 1838 viene ufficialmente accolta dall’autorità municipale la donazione delle collezioni del nobile milanese Giuseppe De Cristoforis e del botanico Giorgio Jan, che comprendono campioni di mineralogia, paleontologia, zoologia, botanica, oltre a strumenti e libri. Si tratta del primo nucleo del nascente Museo di Storia Naturale di Milano. L’istituzione è fortemente sostenuta dalla cultura milanese, che all'inizio dell'Ottocento manifesta un deciso interesse verso la scienza e le sue applicazioni tecniche. Il primo direttore è lo stesso Jan, coadiuvato da un aggiunto alla direzione e da un collegio di sei conservatori con compiti scientifici e amministrativi che operano a titolo volontario.

L’apertura al pubblico avviene nel settembre 1844 nell'ex Convento di Santa Marta, in prossimità dell’attuale via Circo, in occasione del VI Congresso degli Scienziati Italiani, che quell’anno svolgeva i lavori a Milano. Fin dal regolamento del 1845, l’attività dell’Istituto prevedeva corsi pubblici, relativi alle diverse discipline naturalistiche, tenute dal personale scientifico. La vocazione didattica viene rafforzata nel 1875 con la partecipazione del Museo al Consorzio degli Istituti di Istruzione Superiore, che prelude ai corsi universitari che verranno istituiti nei primi decenni del secolo successivo.

Di notevole pregio sono gli incrementi di questo primo periodo dovuti alle ricerche sul campo fatte da Jan in ambito botanico ed erpetologico, ai lasciti di singoli collezionisti, oltre che all'acquisizione del Museo Reale di Storia Naturale avvenuta nel 1847 - meglio conosciuto come Gabinetto di Minerali e Fossili di Santa Teresa - e alla donazione dell’intera raccolta ornitologica di Ercole Turati del 1884.

Lo sviluppo e la sostanziale crescita delle collezioni impongono due traslochi nell’arco di poco più di cinquant’anni: il primo, avvenuto nel 1863, vede il trasferimento del Museo a Palazzo Dugnani, nell’attuale via Manin; il secondo e definitivo spostamento avviene tra la fine del secolo e i primi anni del Novecento. Intensa è anche l’attività di ricerca: i già citati interessi erpetologici di Giorgio Jan, i lavori zoologici e palentologi di Emilio Cornalia, le attività di scavo e gli studi del geologo Antonio Stoppani.

Tra il 1895 e il 1896 il Museo diviene cointestatario delle riviste della Società Italiana di Scienze Naturali, istituzione da sempre ospitata presso il Museo, dotandosi così di testate periodiche che permettono la pubblicazione e la diffusione dei risultati delle ricerche svolte all'interno dell'Istituto.

nella foto: In piedi da sinistra G. Martorelli, B. Parisi, E. Mariani, G. De Alessandri, E. Repossi; seduti da sinistra F. Sordelli, T. Vignoli, E. Artini

 

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IL NOVECENTO

Nel periodo di transizione che comprende, con il passaggio di secolo, anche il trasloco dalla vecchia sede di palazzo Dugnani alla nuova, la direzione viene assegnata a Tito Vignoli, filosofo positivista di chiara fama evoluzionista.

In occasione della Esposizione Internazionale (1906) viene costruito l'Acquario nei pressi del Parco Sempione e donato al Comune di Milano che lo affida alla direzione del Museo di Storia Naturale. Nel 1908 viene inaugurata la Stazione di Biologia e Idrobiologia Applicata, centro di studio e di divulgazione della piscicoltura e della ittiopatologia. Dal 1969 al 2010 l'Acquario Civico opera come istituzione autonoma.

La prima metà del Novecento, sotto le direzioni del mineralogista Ettore Artini e dello zoologo Bruno Parisi, è ricca di importanti acquisizioni, come le collezioni del Museo Mineralogico Borromeo (1913); la raccolta entomologica di Mario Bezzi (1928) e quella di coleotteri mediterranei del Museo Entomologico di Duino "Pietro Rossi", con la quale si inaugura nel 1938 la nuova sezione di entomologia sotto la guida di Arturo Schatzmayr, già curatore della collezione a Duino. Altri incrementi sono dovuti alle campagne di raccolta nelle colonie africane svolte dallo zoologo Giuseppe Scortecci e da Edgardo Moltoni, successore di Giacinto Martorelli alla direzione della raccolta ornitologica Turati.

Intanto nel 1924 il Museo ospita le lezioni del primo anno accademico della Facoltà di Scienze, offrendo locali per le lezioni, laboratori e collezioni per le esercitazioni, la biblioteca per lo studio.

Nel 1943 un bombardamento angloamericano provoca l’incendio dell’edificio, che distrugge molte fra le collezioni più importanti, come quelle botaniche ed erpetologiche di Giorgio Jan e numerose raccolte paleontologiche.

La devastazione impone la chiusura del Museo per diversi anni. La fase di ricostruzione è lenta e difficile: nel 1952 vengono riaperte al pubblico le prime sale con allestimenti provvisori. La ripresa dell’attività è in buona parte consentita dalle risorse finanziarie e patrimoniali del lascito di Vittorio Ronchetti, primario all’Ospedale Maggiore di Milano.

Dalla metà degli anni Cinquanta le raccolte tornano ad arricchirsi grazie a nuove campagne di ricerca e a consistenti acquisizioni. Durante la direzione di Cesare Conci il Museo si amplia con l'istituzione di una sezione di Paletnologia nel 1966, curata dal conservatore onorario Ottavio Cornaggia Castiglioni, e di una sezione di Botanica assegnata a Enrico Banfi nel 1976. 

A partire dagli anni Settanta inizia il profondo rinnovamento delle esposizioni, che vengono aggiornate secondo criteri orientati all'illustrazione dell'ecologia, dell'etologia e dell'evoluzione. I progetti delle nuove esposizioni sono supportati da studi in campo museologico e da una intensa attività di ricerca scientifica sul terreno, che proseguiranno nei decenni successivi, con un forte carattere di continuità, durante le direzioni del paleontologo Giovanni Pinna, dello zoologo Luigi Cagnolaro e del botanico Enrico Banfi.

nella foto: il bombardamento del 1943