Ara di Angera

Ara di Angera

La lastra, in marmo di Ornavasso-Candoglia, ritrovato presso la chiesa di Santa Maria in Angera doveva essere collocata su un monumento come “didascalia” e memoria del dono offerto in voto.  

La dedica è rivolta a Giove nel ruolo di divinità ufficiale di Stato che pertanto viene indicato solamente con le lettere I O M, acronimo per Giove Ottimo Massimo. Sono inoltre menzionati i nomi dei dedicanti, membri della gens Curtia, un padre e il figlio primogenito che in vita rivestiva la carica di seviro iuniore, molto ambita a livello locale come simbolo di lealtà all’imperatore e mezzo di promozione sociale per giovani di condizione libera. 

Sulla fronte della lastra è raffigurata una scena solenne di sacrificio nella quale il padre, con la toga del cittadino (civis) e il capo coperto (capite velato), compie una libagione versando un liquido da una coppa (patera) sul fuoco acceso su un tripode mentre nella sinistra stringe un rotolo di pergamena. Il figlio regge la scatola con l’incenso (acerra), mentre un suonatore di doppio flauto (tibicen) accompagna la cerimonia con una melodia rituale, un araldo (calator) ascolta attento la formula pronunciata e un giovane victimarius a torso nudo conduce un torello, vittima consueta nei sacrifici a Giove, ornato con una benda (vitta).  

Sui fianchi sono presenti decorazioni di vario tipo legate alla figura di Giove: un ramo d’edera che esce da un vaso a due manici (kantharos) e un fascio di fulmini con impugnatura decorata da una coppia di ali. 

Il monumento è una notevole testimonianza delle pratiche cultuali del mondo romano. 

La lastra è datata a età claudia (41-54 d.C.). 

Bibliografia: D. Caporusso, M.T. Donati, S. Masseroli, T. Tibiletti, Milano Antica (V secolo a.C- V secolo d.C.), Milano, 2007.

Esposta nella Sezione Romana, nel chiostro interno del museo