Politiche sociali. Lo psicologo di quartiere compie otto mesi, circa settecento le persone incontrate

Politiche sociali. Lo psicologo di quartiere compie otto mesi, circa settecento le persone incontrate

Milano, 14 novembre 2019 – Integrare la domanda di supporto psicologico con l’offerta di servizi pubblici e privati presenti sul territorio. Con questo obiettivo è partito ad aprile scorso il progetto “Psicologi di quartiere”, promosso dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia in collaborazione con WeMi, la rete di spazi fisici dedicati al sistema dei servizi domiciliari del Comune di Milano. In otto mesi i professionisti selezionati dall’Ordine e ospitati da WeMi hanno ascoltato e orientato quasi settecento persone, considerando gli accessi diretti agli spazi presenti nei nove municipi e le richieste pervenute tramite le associazioni locali.

“La rete degli spazi WeMi – dichiara l’assessore alle Politiche sociali e abitative Gabriele Rabaiotti - è nata per creare dei poli, dei punti di riferimento riconoscibili all’interno dei quali tutti i cittadini potessero accedere all’offerta completa dei servizi domiciliari presenti in città e, in particolare, in ciascun quartiere; sia i servizi del Comune di Milano che quelli attivati dal Terzo Settore. Le iniziative e le attività rivolte alle persone e alle famiglie sono cresciute in questi anni e ora è il momento di ricomporle e di riordinarle perché il quadro rischia di risultare frammentato. L’intenzione è quella di aggiungere nuovi servizi perché questi hub diventino sempre più un punto di riferimento per i diversi territori. Il progetto ‘Psicologi di quartiere’ va proprio in questa direzione e ha avuto il merito di introdurre in questi luoghi un’utenza diversa da quella fin qui conosciuta. Sulla base di questi risultati, avvieremo una interlocuzione per la prosecuzione dell’iniziativa e cercheremo di avvicinare a WeMi nuovi servizi”.

“La salute mentale e il benessere psicologico sono aspetti fondamentali della qualità della vita, non solo dei singoli individui, ma anche delle comunità. In Lombardia e in particolare a Milano esistono validissimi servizi e strutture a cui i cittadini possono rivolgersi, tuttavia resta difficile intercettare bisogni complessi, legati sia a difficoltà personali e famigliari, sia a problematiche come la povertà e il rischio di esclusione sociale - ha sottolineato Riccardo Bettiga, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia -. Lo psicologo deve essere sempre più vicino alle persone, ed è per questo che stiamo lavorando per estendere l’esperienza degli Psicologi di Quartiere, iniziativa il cui modello è potenzialmente replicabile fino al livello nazionale”.

Il progetto permette alle persone di contattare gli psicologi di quartiere gratuitamente e senza bisogno di appuntamento, nelle sedi e secondo il calendario riportato sul portale www.wemi.milano.it. In sinergia con gli operatori di WeMi che sono attivi nei quartieri da diversi anni e hanno quindi creato contatti con tutti gli attori presenti sul territorio,  essi hanno offerto un primo ascolto gratuito e competente, indirizzando ogni cittadino alle strutture e alle soluzioni disponibili sul territorio. L’iniziativa ha messo in luce la necessità di intensificare la collaborazione tra i servizi attivi sul territorio, con l’obiettivo di dare una soluzione adeguata e tempestiva anche ai bisogni più complessi. Si sta quindi lavorando per dare continuità al servizio e potenziarlo in questa direzione.

“Nonostante le peculiarità sociali, culturali e materiali dei vari quartieri, in questi mesi sono emersi disagi e problematiche decisamente trasversali alla città di Milano, ovvero indipendenti dalla zona in cui si vive o si concentrano i propri interessi. Le segnalazioni più numerose riguardano la solitudine, la depressione (che affligge un milanese su cinque), i rapporti genitori-figli, le relazioni di vicinato - hanno commentato Barbara Bertani, referente del progetto per l’Ordine degli Psicologi della Lombardia, e Armando Toscano, coordinatore -. Tante anche le richieste legate alla difficoltà di assistere genitori anziani, famigliari con disabilità o patologie croniche importanti. Abbiamo raccolto infine qualche caso di violenza e maltrattamento, subito indirizzato verso i canali competenti”.

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Aggiornato il: 14/11/2019