75° Anniversario della Liberazione - Discorso del Sindaco Sala

75° Anniversario della Liberazione - Discorso del Sindaco Sala

Buongiorno a tutti.
Qui di seguito il discorso pronunciato dal Sindaco di Milano Giuseppe Sala,, pronunciato oggi alle ore 12 a Palazzo Marino in occasione della celebrazione del 75° Anniversario della Liberazione.

Grazie!
 

75° Anniversario  della Liberazione 25 aprile 2020

Care e cari Milanesi, Cari partigiani, buon 25 aprile, buona Liberazione!
Il 25 aprile per me ha sempre avuto una grande importanza, un significato particolare. Per questo, è un dolore non poterlo festeggiare in mezzo ai miei concittadini e mi rattrista non vedere le strade della nostra città piene di donne, uomini e giovani in festa, come è sempre accaduto negli anni passati.
La situazione di emergenza che stiamo attraversando ci impone purtroppo di mantenere un profilo basso anche in questa occasione. Abbiamo però, in collaborazione con l’Anpi, fatto il possibile per dare il massimo risalto a questa cerimonia.
Anche il Presidente della Camera dei Deputati, Regione Lombardia, il Prefetto di Milano e la Città metropolitana hanno voluto prendere parte idealmente a questa festa, inviando alla nostra città una corona di fiori. A nome mio e di tutti i milanesi ringrazio di cuore il Presidente della Camera Roberto Fico e tutte le altre Autorità per questo segno di affetto; un messaggio di vicinanza e di solidarietà in un momento difficile che ci rende ancora più orgogliosi e fieri del nostro grande Paese.
Il 25 aprile conserva intatto a distanza di tre quarti di secolo il suo valore e il suo significato. Conserva intatta la sua carica rivoluzionaria.
Il 25 aprile è stato infatti l’epilogo di una vera rivoluzione del popolo italiano. Una rivoluzione per abbattere la dittatura e per riconquistare la Libertà, ma anche e soprattutto una rivoluzione per creare una nuova Italia. Il 25 aprile ha aperto la strada ad un cambiamento radicale, che ha investito a fondo il nostro Paese.
Ora, la situazione difficile che ci troviamo oggi ad affrontare a causa dell’epidemia di Covid19 è un vero banco di prova per l’Italia. L’epidemia, che ha colpito in modo particolarmente crudele la nostra Regione, è stata un’occasione per richiamarci all’umiltà: Milano e la Lombardia sono abituate a macinare record e a primeggiare, ma in questa drammatica emergenza hanno riscoperto le loro fragilità. Milano e la Lombardia, con la loro forza e le loro eccellenze, si sono trovate disarmate di fronte ad un nemico così subdolo; ma allo stesso tempo hanno toccato con mano l’importanza di essere parte di una grande nazione, di essere parte di un insieme più grande, che non ha fatto mancare la sua solidarietà, la sua vicinanza: l’immagine delle decine di medici, infermieri e volontari che da tutta Italia sono venuti a darci una mano, rischiando in prima persona, rimarrà per sempre nelle nostre menti e nei nostri cuori
Alla battaglia che stiamo combattendo deve però partecipare, da protagonista, l’Europa. Sono convinto che in questi mesi si giochi una partita cruciale per il futuro dell’Unione. Serve uno slancio senza precedenti, serve visione per il futuro, servono cuore e coraggio. Io credo che tra i cittadini europei questa volontà di fare fronte comune, superando egoismi e divisioni, sia molto più forte di quello che ancora oggi appare dai vertici istituzionali di Bruxelles.
Dobbiamo pensare al domani e prepararci a ripartire con ancora più voglia di fare: la nuova battaglia che ci aspetta però deve trasformarsi in un’occasione per correggere errori del passato, per ripensare un modello di sviluppo che troppo spesso ha dimenticato l’essenziale, la qualità delle relazioni umane, la solidarietà.
Nell’immaginare il nostro futuro dopo l’emergenza, questi aspetti dovranno essere ben presenti, anche a costo di cambiare ritmi e abitudini di vita. Lo dico da sindaco di una città votata alla modernità, all’innovazione, allo sviluppo; una città che ha fatto di questi valori un motivo d’orgoglio e una componente della propria identità.
Riflettere su questi aspetti è un compito che riguarda tutti e mi sembra giusto ribadirlo il 25 aprile: una ricorrenza che più di ogni altra ci parla di ciò che siamo e di ciò che vogliamo essere domani, come popolo e come comunità. Progettare il futuro con creatività, con capacità di gestire la complessità e senso del bene comune è un compito che riguarda la politica, che riguarda i singoli cittadini, che riguarda l’economia, che deve trovare nuove strade per un progresso che non distrugga le relazioni umane e l’ambiente.
Torniamo al 25 Aprile. Oggi come allora ci troviamo a combattere una battaglia. Una battaglia crudele che ha colpito duramente la nostra comunità: tutta Milano oggi si stringe con affetto e con solidarietà a chi non c’è più, a chi ha sofferto e a chi sta soffrendo per questa terribile malattia. 
La situazione drammatica che stiamo vivendo ci aiuta a comprendere - ancora di più - il valore del sacrificio di chi 75 anni ha lottato per la nostra Libertà. A tutti loro va il nostro grazie, la nostra riconoscenza, la nostra ammirazione. Grazie a chi è caduto per la Libertà, a chi ha abbattuto il fascismo, a chi ha liberato il Paese, a chi ha costruito un’Italia nuova sulle rovine, materiali e morali, lasciate dalla guerra e dalla dittatura.
La Lotta di Liberazione ci ha insegnato a resistere, a lottare, a vincere uniti. Ci ha insegnato a superare le differenze per costruire un mondo migliore. Per questo il 25 aprile è davvero la festa degli italiani.
Oggi abbiamo bisogno di quella stessa determinazione e di quella stessa passione: nei prossimi mesi servirà l’energia, la laboriosità, la creatività, la generosità di tutti. Milano e l’Italia ce la possono fare. Insieme possiamo ritrovare in questa emergenza qualcosa che forse rischiavamo di dimenticare: l’orgoglio si essere tutti parte di una sola grande comunità, libera e democratica, nata dalla Resistenza, dall’antifascismo e dalla Liberazione.
Voglio concludere con i versi di un grande uomo che ci ha lasciato proprio in questi giorni, Luis Sepulveda.  È un omaggio a chi ha saputo lottare, Resistere e vincere per tutti noi.
Ammiro chi resiste,
chi ha fatto del verbo resistere
carne, sudore, sangue
e ha dimostrato senza grandi gesti
che è possibile vivere,
e vivere in piedi anche nei momenti peggiori.
Sono parole che valgono anche oggi, per tutti noi.
Viva l’Italia, viva la Liberazione, viva la Resistenza!

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Aggiornato il: 25/04/2020